Nella maggioranza dei casi chi richiede un intervento di otoplastica è per eliminare le orecchie a sventola, note per la spiccata sporgenza del padiglione auricolare, tanto difficili da nascondere. Per gli adulti e anche per i più piccoli l’operazione ha lo scopo di correggere questo comune difetto e riposizionare le orecchie nella loro sede naturale. Ma l’otoplastica non è solo un intervento correttiva ma anche ricostruttivo.
Alcune tecniche operatorie consentono infatti di ricostruire le orecchie quando caratterizzate da dismorfie più o meno particolari.
Parliamo di un’otoplastica ricostruttiva.
L’operazione consente, ad esempio, di ricostruire la struttura auricolare lesa da traumi precedenti come nel caso delle “orecchie a cavolfiore” caratteristiche dei giocatori di rugby. Si tratta infatti di una malformazione, una deformità della struttura dell’orecchio, causata dal frequente frazionamento nelle mischie di gioco che attivano una pericondrite e quindi la crescita innaturale di tessuto in esubero.
L’operazione di otoplastica ricostruttiva può inoltre essere indicata per una riduzione delle orecchie, per modificare la struttura dell’antelice ricostruendo la piega naturale e per correggere i lobi.; l’utilizzo di orecchini pesanti o dilatatori possono infatti causare a distanza di anni, lesioni estese dei lobi, che perdono la loro naturale forma e posizione, allungandosi.
Per alcune dismorfie dell’orecchio, l’otoplastica ricostruttiva può essere condotta anche in sede ambulatoriale e ricorrendo ad una anestesia locale, come per una correzione dei lobi o la rimozione di neoformazioni di media entità. In caso invece di malformazioni più gravi, come per le orecchie a sventola, è preferibile optare per un intervento in sala operatoria ricorrendo ad una anestesia locale con sedazione o totale qualora il chirurgo lo ritenesse opportuno.
Correggere e ricostruire sono quindi gli obiettivi di una otoplastica e per richiederla a Napoli è possibile rivolgersi al Dott. Raffaele Rauso.